Sempre più italiane si offrono come badanti

Troppo vecchie per aspirare a un posto e troppo giovani per la pensione: accade così che sempre più italiane over50 si propongano per lavori domestici facendo concorrenza alle badanti straniere. Accade nel Mantovano come nel resto d’Italia. Su oltre cinquemila colf e badanti regolari impiegati nel 2017 in provincia di Mantova, ben 1.106 sono italiani: quasi il 22%. Erano il 13% solo sei anni fa. Tra questi ben 1.023 sono donne e il 55% è over 50. Insomma «di anno in anno cresce la presenza italiana nel maxi esercito di colf e badanti e l’incremento più significativo riguarda le donne ultracinquantenni». A far luce su un fenomeno, ancora tutto da analizzare ma comunque specchio di tempi di crisi, sono il segretario provinciale della Cgil Daniele Soffiati e Roberta Franzini, segretario Filcams Cgil.

«A livello nazionale – spiega Soffiati – i lavoratori domestici regolari in Italia sono 865mila a cui vanno aggiunti circa 1,2 milioni di irregolari. Secondo un studio fatto dalla Fondazione Moressa con l’Associazione famiglie datori di lavoro domestico, gli italiani, anche uomini, sono in aumento costante dal 2012 a fronte di un calo della provenienza straniera. Il dato ci ha incuriositi e siamo andati a verificare la situazione nel Mantovano».

E dall’Inps è arrivata la conferma: «Il trend c’è anche a livello locale. Se con l’inizio della crisi gli impiegati regolari nei servizi domestici erano 4.300 con il 19% di italiani, dopo anni di sanatorie che hanno visto aumentare la presenza straniera e in calo quella italiana, ora si assiste all’aumento di italiani, soprattutto di donne over 50». Due le principali chiavi di lettura del fenomeno: «Da una parte – spiega Soffiati – il processo di integrazione ha visto molti lavoratori domestici stranieri ottenere la cittadinanza italiana, dall’altra però ci sono molte donne italiane che hanno intrapreso questa professione. Inoltre da tre anni a questa parte assistiamo nel Mantovano a una riduzione complessiva del numero di stranieri».

E accade anche che, aggiunge Roberta Franzini, «donne espulse dal mondo del lavoro a 50 anni, alle quali manca poco per raggiungere la pensione, vengano assunte come badanti di un proprio congiunto. Succede sempre più spesso e per due fattori: da un lato consente loro di terminare di pagare i contributi per avere accesso al trattamento pensionistico e dall’altro solleva la famiglia dai costi dell’assistenza agli anziani affidata a esterni».

La cura degli anziani torna quindi pian piano in capo alla famiglia «e in futuro vedremo sempre più donne tornare ad occuparsi di mansioni relegate nel passato». Ma non si tratta di ruoli semplici, osserva Franzini: «Non sono compiti che possono essere affidati alla prima persona che passa, serve formazione. Sarà uno dei mestieri del futuro e per molte donne anche l’unica strada per rientrare nel mondo del lavoro». D’altronde, fa presente il segretario generale, studi recenti stimano che nei prossimi 15 anni i sistemi di intelligenza artificiale potrebbero sostituire il 30% de posti di lavoro e che i settori meno a rischio saranno proprio «quelli dell’istruzione e della cura delle persone, assistenza gli anziani compresa».

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